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The house that Henk built

Aggiornamento: 7 apr

Intervista a Henk Markerink, la mente poliedrica che per 30 anni ha diretto la Johan Crujiff Arena di Amsterdam



Seconda intervista di Pravda Deportiva, anche questa fatta durante un bel lunedì mattina, in call, c’è il sole anche sull’altro riquadro di Teams, dal quale mi saluta con calore Henk Markerink, l’uomo che dal 1991 al 2021, ha diretto la Johan Crujff Arena, uno degli stadi più funzionali e moderni del pianeta, casa dell'Ajax. Mi saluta chiedendomi se fossi a Milano, gli rispondo che io vivo in Calabria e dal terrazzo del mio ufficio vedo una distesa di campi, seguiti da un mare celeste e l’Etna sullo sfondo. Ed ecco che entriamo subito nel vivo, infatti risponde così:

Non sono mai stato in Calabria, ma voglio assolutamente andarci, anche perché sto leggendo molte cose sulla filosofia antica e quella parte di mondo ha avuto veramente un ruolo importante. Sai, la filosofia mi è sempre piaciuta,  e visto che vivo tra Istanbul e Amsterdam, perché mia moglie è di Istanbul, mi confronto automaticamente e quotidianamente con la filosofia greca. Di recente sono stato anche dieci giorni in Sri Lanka, che è molto simile all'India, anche se è un posto principalmente buddista, ma le influenze indù sono molteplici e ci sono ovviamente anche comunità di cattolici, protestanti e musulmani. Trovo interessante che vivano in pace insieme, infattinon ho notato alcun tipo di animosità tra loro.


Qual è la tua occupazione principale al momento?

Sono il presidente dello Sportstad a Heerenven, un centro sportivo multifunzionale, dove lo stadio è solo una parte di un complesso che comprende piscina, centri sportivi, una palestra e  anche un ospedale. La capienza dello stadio è di circa 30.000 posti, e la squadra è sempre a metà classifica nella Eredivisie. Ma questa realtà è un esempio di come uno stadio dovrebbe essere composto e di quanto possa essere il centro di una società, perché in fondo si tratta di una piccola cittadella, con il suo micro-cosmo. Tutti sfruttano questo edificio: se ci vai la mattina trovi gli anziani che vanno a nuotare, i giovani vanno in palestra, altri frequentano un'accademia sportiva. Quindi questo edificio è sempre vivo. Ne sono il presidente, e sono anche nel consiglio di una grande società immobiliare di Amsterdam, che gestisce beni per un valore stimato di circa un miliardo di euro. E poi ho un paio di altre cose nel museo e nell’ambito dei beni culturali. Per la Johann Crujff Arena, ogni tanto mi chiamano per  qualche consiglio, ma non ho più un ruolo ufficiale. Però l'ho fatto per circa trent'anni.



E per questo sei un parte della storia del calcio europeo. Cosa ne pensi?

Non proprio, ma va bene. Al momento sto cercando di scrivere un libro sul mio percorso. Ho iniziato come consulente nel progetto nel 1991, e sono andato in pensione nel 2022. Quindi sono circa trent'anni di coinvolgimento. E devo dire che, quando scrivi questa roba e guardi la storia che ti circonda, pensi “siamo stati i precursori in questo campo”. In questo senso, abbiamo fatto un nuovo passo nella storia, ma non lo vedo solo come una mia cosa personale. Era un'intera divisione del club. Era la visione della città, e della sua classe dirigente, quindi, quando guardo indietro, mi sento molto privilegiato per aver potuto guidare l'intero processo. Abbiamo fatto molte cose che non erano mai state fatte prima, e quando fai cose nuove c'è anche il rischio che le cose vadano male: come l'erba che era un problema all'inizio, e l'acustica, la logistica; ragazzi, la logistica di uno stadio multifunzionale è qualcosa di molto diverso rispetto ad un tradizionale stadio per il calcio. Quindi abbiamo avuto un sacco di, come diciamo noi “malattie infantili”, che abbiamo risolto crescendo. Sinceramente sono molto orgoglioso di ciò che vedo ora. Questo è tutto, ma non è che rivendichi un posto nei libri di storia.

Era tutto nuovo ogni giorno, c’era  il calcio, ma anche i concerti, e le strutture, l'ampliamento dell'edificio e la sua innovazione. Abbiamo investito 100 milioni € in dieci anni, eravamo sempre in azione, e avevamo i soldi.

In un certo senso sei stato fortunato, perché il 1995 è stato il primo anno dell'ex Amsterdam Arena ed è stato anche l'anno in cui l'Ajax ha vinto la Champions League. Non si può sperare in un inizio migliore.

Sì. Bisogna avere fortuna nella vita. A volte ci sono persone che sono sempre sfortunate e ci sono persone accompagnate dalla buona sorte. E in questo senso,  ci sono state delle circostanze molto fortunate durante la costruzione, perché ad un certo punto c'era effettivamente una mancanza di denaro per finanziare il progetto, ma abbiamo inventato un modello di partecipazione azionaria  in cui altri attori  potevano partecipare finanziariamente. Poi l'Ajax vinse la Coppa UEFA nel 1993, la Coppa dei Campioni nel 1995a Vienna contro il Milan, e poi nel 1996 giocò di nuovo la finale a Roma contro la Juventus. In quella fase di splendore, le persone dissero "vogliamo partecipare al nuovo stadio", quindi tutti comprarono azioni e fu un successo fantastico. Se non si fossero verificate queste congiunture, probabilmente non avremmo mai raccolto così tanto capitale azionario. Quindi fu un fattore fortunato. Inoltre, chiunque tu sia, qualsiasi idea o progetto tu abbia, è sempre importante avere una buona squadra con te, non puoi sopravvivere solo con qualche concerto e, ogni tanto, una partita nazionale.




Una cosa che mi ha davvero impressionato è stato studiare il modello di ownership della Johan Cruijff Arena. Ci hai spiegato che il proprietario è una società, i cui azionisti principali sono Ajax e Città di Amsterdam. Ma ci sono anche altri investitori, credi che questo modello possa essere esportato?

Oh, sì, assolutamente. E sono ancora sorpreso che questo modello non sia stato copiato di più, perché è una modalità molto solida di finanziare un edificio così costoso. E abbiamo fondato una società di consulenza con la quale mi sono occupato di circa 30/35 progetti in tutto il mondo, dalla Cina, al Brasile, al Qatar e a Mosca e ovunque la domanda è ovviamente "ok, lo stadio costa 500 milioni di euro, dove prendiamo i soldi?" Questa è sempre la prima questione. Bene, in alcuni Paesi lo stato è predominante, e in quel caso pagano loro, così come nei casi in cui il tuo committente è un club molto ricco. Ma nella totalità degli altri casi, non ci sono mai abbastanza soldi. E questo modello, in cui contatti la società e il mondo degli affari, e tutti acquistano una quota dello stadio e poi gli dai qualcosa in cambio, come biglietti gratuiti o altro, è una forma di crowdfunding sociale che di per sé , è un sistema molto logico e adatto alle esigenze contemporanee.


Pensi che possa essere adottato anche dai club più piccoli e in piccole città?

Sì certo, anche essere in terza serie, può essere applicato a tutti i livelli. L'importante è che anche la città partecipi perché lo stadio è sempre qualcosa di pubblico/privato. Quindi devi dare il tuo contributo dalla città, al mondo degli affari, i cittadini e ovviamente ai tifosi.


Oggi in Italia c'è una situazione in cui ogni stadio resta aperto due giorni al mese, giusto per le partite in casa. Secondo la tua esperienza, perché sembra che non venga capito che uno stadio debba restare aperto , tipo per 20 giorni al mese?

Non capisco neanche questo. Sono stato consulente in Italia insieme ad Andrea Santini. Un nostro frontman in Italia. Quindi abbiamo fatto un piano molto carino per Venezia, ed eravamo in contatto con l'Inter, con la Roma, e il Napoli. Voglio dire, avevamo contatti con diversi club, e siamo sempre partiti dall'idea di multifunzionalità. In queste grandi città, c'è anche un grande mercato per concerti e intrattenimento, ma ugualmente non si fanno progressi in quel senso. Penso che abbia a che fare con la mentalità del calcio, perché è così egocentrico, pensano solo a se stessi e alla prossima partita. Ma non sono in grado di vedere il momento. Dicono "se c'è un concerto, l'erba viene danneggiata ", c'è una specie di mantra in cui il calcio deve essere il centro,  e non c’è spazio per la condivisione. Mentre se si guarda davvero al business, è una cosa molto logica dire, soprattutto nelle grandi città, che lo stadio è per tutti i grandi eventi e grandi concerti ecc: l'Ajax era solo il 50% del nostro business, l'altra metà proveniva da grandi eventi, quindi finanziariamente è così. D'altra parte, al momento ci sono talmente tanti soldi nel calcio che i grandi club dicono  "beh, non abbiamo bisogno di questi milioni in più perché siamo abbastanza ricchi. Il nostro fatturato è già di 500 milioni, cosa sono 2 milioni in più”. Quindi, il calcio è diventato anche un po’ arrogante in questo senso.


È strano perché, soprattutto nelle città medie o piccole, lo stadio è la più grande infrastruttura della città. Allora perché non usarlo tutti i giorni? Perché devi costruire un edificio gigante e poi tenerlo chiuso?

Allo stesso tempo, vedi anche che il mondo dei concerti che era più amatoriale, diciamo trent'anni fa, poi è diventato molto professionale con pochissimi grandi promotori come i ragazzi negli Stati Uniti. Certo, uno stadio multifunzionale ha sempre molti compromessi, voglio dire non è la soluzione per tutto, hai bisogno di un tetto in realtà, quando piove devi drenarlo perché l'acustica deve essere perfetta, la logistica è diversa. Quindi fare qualcosa in uno stadio a volte è difficile. Infatti molti grandi organizzatori, preferiscono fare grandi concerti in un parco, dove possono mettere centinaia di migliaia di persone, con un palco e tutte le strutture temporanee, il che è spesso più economico dal punto di vista commerciale, che andare allo stadio. Nel frattempo i big promoter, stanno anche investendo molto in strutture tutte per sé,  prevedo uno sviluppo tra vent'anni, in cui Life Nation e questo tipo di grandi player,  costruiranno alcune grandi strutture coperte, dove Taylor Swift si esibirà trenta, quaranta volte, e se vuoi vederla, devi prendere l'aereo e andare a Milano o Berlino o Londra. Questo potrebbe accadere in futuro, e i grandi artisti non saranno più interessati agli stadi, svilupperanno semplicemente i loro edifici.


A proposito dei voli di Taylor Swift: ieri sera c'è stato il Super Bowl, migliaia di VIP, politici, persino Trump, cantanti, attori, sono andati tutti lì giusto per la partita, ripartendo subito dopo, ognuno praticamente con un volo diverso.  

Sì. Questo è un grande conflitto in realtà per tutti i grandi eventi in cui c’è quella mole di traffico. Quando i Rolling Stones arrivano allo stadio, solo per la loro struttura portano decine di camion per audio, luci e palco, poi c’è tutto il resto e quindi il  movimento di mezzi e persone è indescrivibile. Per quanto riguarda il Super Bowl, si tratta di un evento estremo e gli americani non si preoccupano affatto del cambiamento climatico, cioè: Trump. Un presidente che si burla di questi argomenti, e gli americani si sentono liberi di volare per comprare un pacchetto di sigarette con un jet privato per 3.000 chilometri. Non si preoccupano affatto dell'inquinamento atmosferico. Veramente è un peccato che così tanta energia venga sprecata per un evento. Poi però ci sono artisti come i Coldplay,  che invece si impegnano realmente per  ridurre la carbon footprint nell’organizzazione dei loro concerti. Noi abbiamo fatto ogni genere di cose: come condurre il pubblico in pochi hub e guidarli all’arena con degli autobus elettrici, o lasciandole arrivare in treno e con i mezzi pubblici vari. Ma far scendere le persone dall’auto non è facile. Negli ultimi anni c'è stata una crescita delle auto elettriche, che sta già rallentando, e questo potrebbe essere un grosso problema.



Puoi fare tanti sforzi per la sostenibilità e agire sugli eventi, la sede ecc. Ma non puoi controllare tutto. Quindi, per le persone che partecipano a quel tipo di eventi, è difficile credere nella sostenibilità se io arrivo con i mezzi pubblici mentre migliaia di VIP arrivano con il jet privato. La mia azione è inutile. Quindi, come può la sostenibilità essere più credibile e meno noiosa? 

Credo si debba pensare ad un processo che richiede una visione a lungo termine. Devi essere in grado di pensare ai tuoi figli e nipoti, e pensare a ciò che sarà tra 100 anni, ma questo lo rende un concetto molto astratto. Se ho fame oggi non riesco a pensare a cosa sarà tra 100 anni, quindi, tutta la questione della sostenibilità e diciamo del controllo del cambiamento climatico, prima di tutto è una questione di volontà, devi crederci, capire che lo abbiamo creato noi, e noi possiamo risolverlo. Ho una formazione tecnica e penso che molte cose nel mondo si risolvono con la tecnologia. In Arena abbiamo iniziato  a pensarci nel 2010 quando questo argomento non era nemmeno un argomento, e poi siamo andati al sodo e ci siamo detti: "beh, siamo i primi, e quindi saremo i primi a cambiare l'intero piano energetico”. Ma fuori dalla nostra bolla non possiamo non vedere quanto le persone siano pigre, e come dicevo prima, non vogliono cambiare le loro abitudini. Così, nella nostra organizzazione, ho creato un centro di innovazione, che era separato dal business quotidiano, in cui ho messo alcune persone con una mente folle e creativa, e lo abbiamo messo in contatto con l'intera rete di aziende del nostro indotto che volevano alimentarla. Creatività e innovazione organizzate, fu un successo. Ma la maggior parte delle persone, così come la maggior parte degli stadi e delle squadre di calcio non sono organizzate. Pensano per oggi e domani. Voglio dire, il calcio è anche uno sport molto arretrato. Continuano così come sono, mentre il mondo si sta rivoluzionando, pensano alla sostenibilità solo come un fattore di costo, mentre se la fai bene, ci guadagni.


Hai detto che eri un ex giocatore di pallavolo, giusto? Quindi, sport e architettura, la tua carriera è una conseguenza naturale.

Sì. Ho fatto sport per tutta la vita, sono stato nella nazionale di volley per un paio d'anni. Quindi avevo questa mentalità sportiva, ma sono entrato nel progetto dello stadio per una pura coincidenza, non ero uno specialista in progetti di stadi. Quindi una volta lì, ho pensato "beh, faccio questo per cinque anni, e poi tornerò alla consulenza". Ma poi questo progetto era così innovativo, perché non era di proprietà del club, né della città. Era un'organizzazione indipendente. Quindi ho avuto tutto lo spazio e tutta la libertà per svilupparlo. Così abbiamo avviato una consulenza, poi un programma di sostenibilità e innovazione, che hanno portato uno sviluppo continuo che mi ha fatto mantenere un grande interesse. Era tutto nuovo ogni giorno, e quindi era un mondo che non mi ha mai annoiato. Poi ok c’era  il calcio, ma anche i concerti, e le strutture, l'ampliamento dell'edificio e la sua innovazione. Abbiamo investito 100 milioni € in dieci anni, eravamo sempre in azione, e avevamo i soldi. Abbiamo fatto profitto, quindi potevamo reinvestire in libertà e questo è stato un processo così stimolante che non ho mai avuto la sensazione di dire "ok ora è abbastanza". Ma ora che sono in pensione, dico ok ora è abbastanza, anche se mi guardo indietro con piacere. In realtà, mi sento molto privilegiato per aver avuto questo lavoro. Voglio dire, è fortuna. È pura fortuna. Vedo gente seduta in un ufficio fino a 65 anni a fare solo un piano di bilancio o cose di contabilità, oh mio dio. Fortunatamente, avevo un lavoro come questo e potevo combinare alcune cose, e mantenere in salute il mio cervello di architetto. Un architetto progetta sempre nella sua testa. Le persone  con nozioni tecniche sono sempre impegnate a creare cose nella loro testa. E poi noi tecnici siamo persone che vanno sempre verso una realizzazione. Non ci accontentiamo solo del concetto, vogliamo realizzare la nostra idea. Quindi questo è stato un aspetto importante, ma ce ne sono tanti altri che mi hanno aiutato: l’attività di consulenza è stata una fonte di informazioni continua, che ho potuto riversare  ad Amsterdam. Ero uno sportivo, ma sono anche un fan dei Rolling Stones, Michael Jackson, Tina Turner ecc. Voglio dire che anche la musica è un mondo di cui non si ha mai abbastanza. La forma multipla della mia figura mi permetteva di essere imprenditore in un'organizzazione esistente avviando nuove organizzazioni al suo interno, e questo lo rendeva interessante. Ed è così unico. Dopo tutto, lo sport è un mondo unico, come ho appena detto, è come la religione, non puoi spiegarlo. Non è una cosa del tipo "metto un bravo manager a capo di tutto e poi diventi campione". No, non funziona così. Funziona più come un clan. Ci penso spesso da un punto di vista più filosofico. Quali sono i punti di successo e i punti di fallimento in un club di calcio?




Del tipo se vedi solo i risultati o no? Antetokounmpo, in una conferenza stampa, dopo una domanda brusca da parte di un giornalista tipo "quest'anno, non vincerai il campionato. Quindi è un fallimento per te". Lui risponde "no. Non è un fallimento perché sono migliorato io stesso. La squadra è migliorata. Non possiamo vincere ogni anno, quindi non è un fallimento".

Beh, dipende, certo, ci sono certi club, in base al loro status, che devono diventare campioni. Se il Milan non diventa campione, ha fallito. E lo stesso vale per l'Ajax. Voglio dire, se l'Ajax non è campione, allora abbiamo fallito, hai una guerra interna. È un processo molto interessante. Ho osservato questo per venticinque anni con alti e bassi enormi e poi ho pensato: da dove viene tutto questo?


E ora, visto che hai tanta esperienza, che tipo di consiglio daresti a persone come me che stanno iniziando un percorso nel mondo dello sport?

Ci sono così tanti soldi nel calcio, e devi guardare cosa sta restituendo alle persone, quindi fai attenzione a cose tipo i prezzi dei biglietti. Devi avere una specie di sensazione superiore e pensare che il calcio è uno strumento molto potente: il calcio può cambiare il mondo. Il calcio può fare la pace nel mondo. Il calcio può risolvere la povertà nel mondo. Il calcio può risolvere forse o contribuire al cambiamento climatico. In ogni caso dovrebbe abbracciare questi temi e agire secondo dei valori morali. Ma se fai i campionati del mondo in Qatar o in Arabia Saudita, questa è la prova che lo fai solo per soldi perché tutto il resto è sbagliato. Sono stato in Qatar, è un bel posto. Politicamente, possiamo discuterne, ma è uno Stato grande quanto una provincia, che non ha storia nel calcio. Idem in Arabia Saudita. Quindi significa che lo fai solo per i soldi. E questo è qualcosa al livello più alto, più astratto. Il calcio è molto importante. Penso, come ho detto prima, che le persone non vadano più in chiesa, vanno ad una partita, e  in parte svolge la stessa funzione. Incontri i tuoi amici, parli della partita, ma parli anche della vita quotidiana, quindi c'è un ruolo sociale notevole. E come club, puoi anche facilitare questo aspetto. Sii consapevole di quel ruolo e facilitalo. Quindi come stadio, puoi adattarti in modo che le persone arrivino prima, restino più a lungo, si incontrino, si divertano insieme e investi in quel modo nel valore sociale. Inoltre penso, come abbiamo iniziato la conversazione, lo stadio è un edificio molto costoso ma ha un modo molto limitato di produrre reddito se giochi 25 partite all'anno, è un peccato. Deve essere usato ogni giorno. I club e lo stadio dovrebbero tenere a mente che almeno una parte dello stadio dovrebbe essere sempre in funzione. Dovrebbe essere pensato e gestito in modo tale che le persone possano usarlo come piazza della città. E in questo modo il calcio può  restituire molto di più alla società.


Una volta entrati, com’è il mondo del calcio?

Beh, nel calcio ci si divide in hardware e software. L'hardware è lo stadio e il software è il club. In ​​un club di calcio ci sono le funzioni specifiche che si vedono anche nel business, come marketing e vendite, finanza, marketing ecc. Oltre al core business in sé ci sono molte professioni di cui ci si può occupare in un club di calcio, e molti club non usano abbastanza professionalizzazione. C'è una grande discussione ora in Olanda. Il calcio ha molti aspetti visti scientificamente: il business, lo stadio, le strutture ecc.. E quindi è un grande datore di lavoro. Studiando bene dal lato scientifico, chiediti "in quale mondo sto entrando?" Perché nel mondo del calcio uno più uno non fa due. Poi devi anche studiare lo spirito del calcio, il modo in cui funziona, e questa è una cosa che ho imparato guardando l'Ajax. Questa non è la logica che vedi in un'azienda, a volte ti chiedi "Oh, com'è possibile che quel tizio gestisca tutto questo? Voglio dire, non sa nemmeno leggere e scrivere". Quindi, in ogni caso, devi studiare e approfondire con rigore scientifico l’aspetto di questo sport che ti sta a cuore e che vuoi sviluppare.

Hai ancora qualche sogno, qualche obiettivo da raggiungere in questa nuova parte della tua vita?

Spero di poter scrivere un libro, cose come quelle di cui parliamo ora, ne fanno parte. Vorrei parlare della visione dell'intero processo. Per me è molto importante capire come si passa da zero a un edificio pronto. L'intero processo è interessante, molto complesso e alla fine il prodotto come dovrebbe essere? Penso a cose tipo “qual è lo stadio ideale?” Quindi queste sono le cose a cui concedo la mia attenzione e  sto cercando di guardare in quale direzione andrà il futuro. Ma, beh, se riesco a finire quel libro, sarei già felice. E forse, okay, sto parlando con diverse persone in Europa. Forse un giorno, potrò essere consulente in una nuova città dove le mie idee potranno essere messe in pratica. Ma non ho ancora avviato una società di consulenza. Voglio dire, mi piace godermi il mio tempo libero e fare viaggi. Quando sei un consulente hai tanta pressione addosso, e io non ne voglio affatto. Mi piacciono i miei hobby.


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